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17 marzo 2020 – OGGI MI SONO SCATURITE QUESTE CONSIDERAZIONI….
di Maria Grazia Lopardi
Sin dal mio primo libro pubblicato nel 2000 ho parlato della profezia di Gioacchino da Fiore, ho rilevato come nella Divina Commedia in cui il monaco calabrese è definito “di spirito profetico dotato” e messo da Dante in Paradiso, la sua visione profetica occhieggi di continuo; ho raccontato di Celestino, visto dai contemporanei come il papa della profezia che avrebbe riformato la religione cristiana e che avrebbe dato inizio alla trasformazione della ecclesia (comunità) carnalis in ecclesia spiritualis, quando il popolo di Dio avrebbe varcato la soglia dell’età dello Spirito, un’età in cui la coscienza umana sarebbe stata illuminata dallo spirito santo e l’uomo avrebbe conosciuto la Verità ed abbandonato la sofferenza. Ancora ho sentito, tornato in auge il nome ed il progetto di Celestino, che il terremoto dell’Aquila del 2009 era la squilla che ci avvertiva che il momento era giunto, il momento della grande biforcazione della storia, del giudizio in cui ogni uomo avrebbe visto il suo stato d’ essere, avrebbe giudicato se stesso passando in rassegna la propria vita, come affermato dalla sura 99 (il numero della città dell’Aquila, la mia città) del Corano, significativamente intitolata “Il terremoto”…
Ed ora ecco un virus estremamente contagioso, che sta provocando una pandemia, cioè sta invadendo il mondo. Il suo nome Coronavirus, evoca il chakra superiore, il settimo, il loto dai mille petali dove la personalità si dissolve nel tutto in quel processo che viene indicato con il termine di illuminazione. Coronavirus o Covid 19, un piccolissimo, invisibile virus che ha bloccato le aree geografiche in cui si sta diffondendo seminando morte, paura e insegnamenti. Dopo la Cina è l’Italia la zona più colpita e stiamo facendo da apripista alle altre nazioni europee nella strategia per impedire al virus di diffondersi evitando di mettere il servizio sanitario nazionale in condizione di dover scegliere tra chi deve morire e chi deve vivere, per insufficienza di posti di terapia intensiva. Sto vedendo la separazione netta- fa parte della biforcazione?- tra chi cerca colpevoli all’esterno e chi sta operando a rischio della propria vita o approfitta del tempo recuperato con l’isolamento forzato, per interrogarsi, per meditare, pregare, insomma per crescere confrontandosi con la propria ombra, con la paura, ascoltando se stesso nel silenzio surreale che avvolge le città.
La mia città, già colpita dal terremoto e che incominciava finalmente a rianimarsi, è tornata silenziosa, ma questa volta un po’ per timore, molto-spero- per rispetto di chi sta soffrendo e lottando contro l’invisibile nemico… Forse il termine nemico non è appropriato, certo porta via vite umane, ma, come tutti gli ostacoli che ciascuno incontra sul cammino, singolo e collettivo, reca profondi insegnamenti per chi li sa cogliere. Come sappiamo noi Aquilani e con noi le popolazioni italiane che hanno vissuto i terremoti del 2012 in Emilia Romagna e degli anni 2016- 2017 nell’Italia centrale, la natura ci richiama duramente l’attenzione, ricordandoci che la Terra è una creatura viva e che noi dobbiamo adattarci rispettando le sue leggi. Il terremoto personalmente mi ha dato tanti insegnamenti ad iniziare da quello che nulla è scontato, che in un istante il tuo spazio confortevole può scomparire con tutti i riferimenti che scandiscono una vita tranquilla di abitudini e sicurezze. Allora resti tu, gli affetti- quelli non sottratti dal sisma- la riconoscenza per la vita che scorre nelle vene, per la generosità che l’emergenza suscita in tanti sconosciuti che lasciano tutto per venirti ad aiutare. Purtroppo la parte migliore dell’umanità, quella che è in ogni uomo sembra aver bisogno di una carica emotiva per far sentire gli altri come fratelli. Se questa consapevolezza di essere capaci di compassione, di generosità, di amore restasse a galla nel nostro animo sempre, non solo in caso di calamità? Forse dovremmo ricordarcelo e sarebbe un grande insegnamento per la ibrida creatura umana capace con disinvoltura di essere un diavolo o un angelo per il prossimo. Se l’emozione di abbracciare con gioia un sopravvissuto come te che prima nemmeno salutavi, restasse viva nella consapevolezza di essere fratelli a vivere l’esperienza terrena? Spesso le lezioni, veramente tante- ne ho parlato in altri miei scritti- scaturite da una calamità naturale come il terremoto, si tende a dimenticarle una volta tornati alla normalità…ma così la lezione della vita a cosa è servita? E’ stata inutile? Se ne può fare tesoro oppure dimenticare. Ma le coscienze vogliono evoluzione e la vita continua ad insegnare.
Ed ora un virus invisibile ci paralizza come civiltà, non solo individualmente: si fermano le fabbriche, il traffico, il commercio e chiusi in casa scegliamo come passare il tempo che sempre ci lamentiamo di non avere abbastanza. Ora lo abbiamo, tranne la fetta di popolazione che continua ad operare- ed il cuore si riempie di gratitudine- abbiamo recuperato un grossa fetta di tempo, senza impegni esterni. Abbiamo la scusa per stare a casa con noi stessi e la famiglia se c’è. Non importa se sia passato all’uomo da un pipistrello o sia sfuggito in un laboratorio, non importa se ci siano forze oscure in azione- non amo i complottisti- so che abbiamo un solo pezzo di mondo su cui lavorare e da trasformare se occorre: noi stessi.
La prima considerazione da fare, così evidente che è impossibile non notarla è quella della nostra fragilità: pensiamo di poter scherzare con il fuoco, facciamo centrali nucleari che poi sfuggono al nostro controllo provocando danni enormi il cui effetti permarranno per secoli; ci sentiamo autorizzati a bombardare il pianeta con onde elettromagnetiche i cui effetti sono deleteri per la salute, è di questi giorni di clausura forzata la notizia che si stanno lanciando satelliti per inondare ogni area del pianeta provocando la reazione degli astronomi che non vedranno più quel cielo stellato che è patrimonio dell’umanità. Certo ci piace la tecnologia, ma senza andare oltre i limiti necessari. Non abbiamo bisogno di atrofizzare gli arti per manovrare a distanza, personalmente ho antipatia per il meccanismo- non faccio nomi- che come un addestrato servitore, obbedisce alla richiesta di mettere una certa musica o altro che l’essere umano è in gradi di fare da sé. Giochiamo a fare Dio e poi…un piccolo, invisibile virus ci può annientare! Forse il messaggio è che dobbiamo ridimensionarci, rispettando la natura e le sue leggi.
Gli antichi greci parlerebbero di Ybris, di tracotanza, quella che gli dei puniscono sempre, perché intollerabile. Abbiamo inquinato il pianeta riempiendo i mari di plastica che soffoca le creature che lo popolano e che hanno il diritto di viverci in pace. Siamo un virus pericolosissimo ed un piccolo invisibile virus ci ammonisce: “vi stermino”. Virus innocuo in particolari pipistrelli, è passato all’uomo minacciandolo di togliergli la possibilità di respirare. Abbiamo inquinato anche l’aria, bruciato foreste, tagliato alberi da cui dipende l’ossigeno che respiriamo e l’invisibile creatura attacca i polmoni e non ci fa respirare! Poi ci ferma, gli aerei non volano più, le fabbriche non inquinano e i cieli si ripuliscono. Certo è un danno all’economia, enorme…Ma lo sterminio del nostro pianeta è più grave, perché senza la Terra, Gaia, su cui poggiamo i piedi, che ci offre il cibo di cui viviamo, noi semplicemente non ci saremmo. In un film di qualche tempo fa un alieno viene sulla terra per salvarla…eliminando la razza umana. Ora ci prova l’invisibile creatura.
Apprendiamo la lezione, ridimensioniamoci, fermiamoci al di là della sosta forzata a cui ci ha costretto il virus. Capiamo il giusto confine tra progresso e rispetto della natura in tutti i suoi aspetti. Abbiamo la responsabilità di governare il giardino di Gaia, di tutelare specie animali e vegetali e ne siamo causa di sofferenze atroci e distruzione. Tritiamo pulcini vivi, gli allevamenti sono lager dove le grida dei nostri fratelli minori sono un terribile atto di accusa nei confronti del genere umano. Nell’equilibrio dell’ordine cosmico tutto ciò è pericoloso; la saggezza orientale direbbe che per la legge del karma quel che si butta in aria ti ricasca addosso. Recuperiamo il senno e facciamo tesoro di questa prova a cui la vita ci sottopone. Come recita l’antica saggezza siamo portatori di immagine divina, siamo esseri spirituali che vivono l’esperienza nella carne per portare a perfezione la creazione in quel settimo giorno in cui Dio si riposa perché noi uomini abbiamo arti, cervello e cuore per agire nella densità della materia.
C’è aria di Apocalisse che vuol dire rivelazione. Siamo gli artefici del futuro. La creaturina che soffoca i nostri polmoni ci ammonisce. Vogliamo un futuro? E quale? Costretti a fermarci ridiventiamo padroni del nostro tempo, quello così prezioso, che ci manca sempre. Forse la vita, con il virus, vuole anche ricondurci ad una vita più umana in cui ci sia tempo per leggere, sentire la musica,assaporare gli affetti, giocare con i bambini e raccontare loro le favole, riflettere, stare con se stessi, fare ciò che amiamo fare…Torneremo alla “normalità”, al lavoro, alle corse, ma forse qualcosa possiamo cambiarla per recuperare quel tempo prezioso che scappa. Possiamo curare di più l’alimentazione, fare quelle discipline che rendono sano e tonico il nostro corpo ricordando che è il tempio dello Spirito.
Ai tempi di Celestino mancava il popolo di Dio per realizzare l’età dello Spirito. Perdere questa nuova opportunità sarebbe disastroso e ci farebbe venire meno alla nostra missione di vita. Il settimo giorno è il nostro. Possiamo scegliere di non capire la lezione, di far finta di niente e continuare verso l’abisso…La biforcazione è tra un mondo paradisiaco, la cubica Gerusalemme dell’Apocalisse, e l’abisso. A noi la scelta.
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