Panta Rei compie 18 anni e affronta l’ampio tema della libertà.
di Alessandra Prospero – 26 gennaio 2019 – 12:05
L’Associazione nata nel giugno del 2001 con l’intento di dare il proprio contributo per l’evoluzione della coscienza umana, a mezzo di conferenze, seminari, articoli, pubblicazioni, ha sviluppato ieri, presso un Auditorium Sericchi colmo di persone, un tema senza tempo e fondamentale come quello della libertà.
La conferenza pubblica recava già nel titolo l’ambivalenza e la complessità dell’argomento: “Corri il rischio di essere… libero”.
Presenti il presidente dell’associazione, Maria Grazia Lopardi e le due relatrici, l’avvocato e psicologa Alessandra Lopardi e la psicologa e psicoterapeuta Chiara Mastrantonio, le quali hanno sviscerato il concetto di libertà ognuna a seconda della propria materia: un bene sommo a cui tutti aspirano e che è stato obiettivo di lotte e di conquiste sociali ma, al di là delle leggi democratiche e del desiderio di ognuno, occorre il coraggio di essere liberi…
La libertà in ambito giuridico
“Legum servi sumus ut liberi esse possimus” diceva Marco Tullio Cicerone e cioè “Siamo schiavi delle leggi per poter essere liberi”…
L’avvocato Alessandra Lopardi ha introdotto la platea alla fondamentale distinzione tra libertà positive e libertà negative, prendendo lo spunto iniziale da Norberto Bobbio, per poi analizzare le fattispecie alle stesse riconducibili, presenti nella nostra Costituzione.
«Per i Romani la libertà era il bene più prezioso – illustra l’avvocato Lopardi -, il bene più alto: non a caso Cicerone nelle Verrine ne dà una definizione che esprime benissimo il concetto: “O nomen dulce libertatis! O ius eximium nostrae civitatis!”(O dolce nome della libertà! O autorità nobile della nostra città!)»
Dopo l’attenta analisi dell’art.2 della nostra Costituzione e un mirabile excursus giuridico sull’Unione Europea, Alessandra Lopardi ha sottolineato quanto peraltro il concetto di libertà sia legato a quello di limitazione in qualsiasi consesso o contesto sociale, concludendo con queste parole: «I diritti sono comunque una strategia di inclusione del singolo nella vita sociale.»
Il sacro fuoco della libertà interiore
La psicologa e psicoterapeuta Chiara Mastrantonio ha interpellato il pubblico sul significato soggettivo che ognuno attribuisce alla parola “libertà”.
Del resto il messaggio di fondo dell’Associazione Panta Rei è che per portare il mondo ad un salto di coscienza, con il rispetto della vita dell’intero pianeta, occorre iniziare dal solo ambito in cui si ha il potere di intervento: se stessi.
E la dottoressa Mastrantonio ieri ha fatto ripartire il pubblico da sé in una esposizione interattiva.
“Il mondo intero ama la libertà, eppure ogni creatura ama le sue catene. Questo è il primo paradosso e il nodo inestricabile della nostra natura“, Aurobindo Ghosh.
«Essere in una vita sociale implica che la libertà esterna sia mediata dall’altro – spiega la psicologa -: parliamo di interdipendenza, parola importante perché si cresce in essa, non nella dipendenza.»
Dovremmo interrompere la dipendenza anche da dinamiche sbagliate e dalle nostre catene e dalle nostre prigioni, di cui ormai conosciamo tutte le regole.
«Le nostre prigioni possono riguardare anche il nostro passato e la scelta dei nostri nemici – prosegue Chiara Mastrantonio -, scegliete attentamente i vostri nemici poiché sarete determinati da loro: se impariamo le strategie, le tattiche e i modi di agire dei nostri nemici, diventeremo simili a loro. E soprattutto ci vuole flessibilità per liberarci dalla prigione principale: il personaggio che adottiamo con i relativi circuiti preferenziali cristallizzati. È necessario smettere di alimentare il personaggio di sempre e costruire una mappa differente nel nostro cervello. E infine non dobbiamo smettere di chiederci cosa sia realmente per noi la libertà. »
“Mi dicono: se trovi uno schiavo addormentato, non svegliarlo, forse sta sognando la libertà. Ed io rispondo: se trovi uno schiavo addormentato, sveglialo e parlagli della libertà”, Khalil Gibran.
Le tre petizioni di Panta Rei
Infine, anche la coscienza cittadina e comunitaria deve poter essere libera di combattere per la propria identità.
A tal proposito l’Associazione Panta Rei continua a promuovere le sue tre petizioni:
- quella riguardante il ritorno degli uffici della Soprintendenza unica Archeologica, Belle Arti e Paesaggio a L’Aquila (ricordiamo che L’Aquila è l’unico capoluogo di regione “scippato” di tali uffici);
- quella finalizzata alla ricostruzione del nostro Duomo,
- e l’ultima, volta a rimuovere tutto ciò che va ad occultare la pavimentazione della Basilica di Collemaggio.