L’Aquila, 11 novembre 2018
Il Comune dell’Aquila promuove una giornata culturale alla scoperta delle antiche mura cittadine per incentivare la conoscenza di questa importante testimonianza della nostra storia. Un bene monumentale restaurato e valorizzato, recentemente, grazie al lavoro della Soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio dell’Aquila e del cratere.
Nella giornata di domenica, dunque, dalle 9 alle 16, il tratto di mura urbiche compreso tra Porta Leoni e Porta Castello verrà aperto e reso fruibile lungo tutto il suo percorso. L’iniziativa è stata promossa e realizzata dall’ente comunale in collaborazione le associazioni culturali cittadine – tra cui PANTA REI – riunite nella “Compagnia delle Mura” , realtà nata per sensibilizzare alla conoscenza e alla valorizzazione dell’antico perimetro murario a difesa della città, ancora oggi visibile e percorribile per lunghi tratti.
Per approfondire:
L’AQUILA – LE ANTICHE MURA
Le mura dell’Aquila costituiscono l’antica cerchia della città e rappresentano il confine del suo centro storico.
Edificate a partire dal XIII secolo, ed in buona parte conservate ancora oggi, mantengono pressappoco la forma originale nonostante le numerose modifiche dovute a crolli (causati dai frequenti terremoti) e sventramenti di carattere urbanistico. Si estendono per oltre 5,5 km inglobando un’area di circa 157 ettari destinata a contenere decine di migliaia di abitanti.
La prima edificazione delle mura avvenne probabilmente già in seguito alla prima fondazione dell’Aquila ma non bastò ad evitare la distruzione della città da parte di Manfredi nel 1259. Dopo la ricostruzione angioina, nel 1270 si procedette alla realizzazione di una nuova cinta muraria ad opera di Lucchesino da Firenze, cui si deve anche la suddivisione dell’Auila in quattro rioni storici per meglio facilitarne l’opera di fondazione; la realizzazione si può ritenere conclusa già nel 1316, epoca in cui era Capitano di Città Leone di Cecco da Cascia, come testimoniato dalla lapide presente su Porta Barete, e rappresenta la consacrazione dell’impianto urbanistico angioino con il percorso principale est-ovest tagliato all’altezza dei quattro Cantoni da un percorso secondario posto sulla direttrice nord-sud.
Anton Ludovico Antinori, nella sua opera Cronache aquilane, descrive le mura come «alte cinque canne, larghe ben sei palmi con 86 torrioni e dodici porte che poi furono ridotte a quattro». Le quattro porte principali, poste all’estremità del percorso longitudinale e di quello trasversale interno alla città, sono verosimilmente Porta Barete (o di Lavareto) ad ovest, Porta Paganica a nord, Porta Bazzano ad est e Porta Rivera a sud; intorno a questi quattro poli si stabilizzerà l’impianto urbanistico cittadino con la struttura a quattro quarti e la suddivisione in locali, ciascuno dei quali collegiato ad un castello di riferimento.
Le porte rivestiranno particolare importanza perché permetteranno alla nuova città di rapportarsi direttamente con il suo contado. Tra il XIII ed il XVI secolo vennero realizzati nuovi sbocchi in corrispondenza dei principali assi viari, pur limitando al massimo l’accessibilità dall’esterno e di conseguenza la difendibilità dell’Aquila. In questo modo, nel quattrocento, la cinta muraria riuscirà a reggere alle numerose incursioni nemiche ed ai lunghi assedi, compreso quello celebre condotto da Fortebraccio tra il 1423 ed il 1424, durato oltre un anno e conclusosi con la vittoria aquilana.
Nel XVI secolo la dominazione spagnola cambiò gli equilibri del territorio separando definitivamente la città dal contado, con quest’ultimo che spartito in feudi venne dato in possesso a capitani dell’esercito imperiale, e contribuendo alla perdita d’importanza delle porte urbiche. Sempre l’Antinori scriverà che di lì in avanti «col nome d’Aquila non si intenderà che le mura stesse nelle quali è situata e recinta la città». Gli spagnoli porteranno a termine anche un’altra operazione che risulterà importante per il futuro della città: tra il 1523 ed il 1567 costringeranno la cittadinanza alla distruzione di un intero quartiere, e del relativo tratto di cinta muraria, in corrispondenza dei locali di Paganica e Tempera per la realizzazione del forte spagnolo che causerà anche la chiusura di Porta Barisciano (poi sostituita con Porta Castello) e la sua successiva demolizione.
L’impianto urbanistico originario, nel frattempo, si modificò lentamente all’impostazione cardo-dedumanico d’ispirazione rinascimentale, accentuata dal processo di polarizzazione urbana creatosi in seguito alla costruzione della fortezza; le numerose piante redatte nel XV, XVI e XVI secolo tenderanno ad attribuire maggiore importanza all’assialità ortogonale di alcune vie (il corso e via Roma su tutte, ma anche via Castello) rispetto all’irregolarità di strade d’origine medievale come via Fortebraccio.
Il culmine di questo sviluppo si ha nel 1820 con l’edificazione della Porta San Ferdinando (chiamata così in onore di Fernando II delle Due Sicilie, oggi Porta Napoli) proprio all’estremità del corso Vittorio Emanuele II , dando anche inizio all’edificazione di una parte di città intra moenia fino ad allora rimasta priva di costruzioni. Sul finire dell’ottocento sarà invece lo sviluppo industriale ed infrastrutturale dell’area a ridosso del fiume Aterno a portare all’apertura di una nuova porta, l’ultima realizzata nella cinta muraria, in corrispondenza della stazione ferroviaria.
Abbandonata una funzione difensiva le mura hanno esercitato per lungo tempo, almeno sino alla metà del XIX secolo, una funzione amministrativa e fiscale con un dazio per le merci che veniva pagato in tutte le porte di ingresso in città e con queste ultime che venivano chiuse durante le ore notturne.
Inoltre, fino al XIX secolo L’Aquila si era contenuta ben all’interno della sua cerchia muraria disegnata secoli prima e conservatasi pressoché intatta; solo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo si è provveduto ad alcune sistemazioni urbanistiche che hanno portato alla distruzione di alcuni tratti di mura. In particolare l’estremità di via Roma in corrispondenza di Porta Barete venne ricoperta e parzialmente demolita per rendere minore la pendenza della sede stradale, le mura in corrispondenza di Collemaggio vennero aperte e la basilica collegata alla città con un viadotto che ha comportato la distruzione della precedente Porta Civita di Bagno e la porzione a ridosso del Forte spagnolo venne demolita per la realizzazione di un complesso sportivo che è stato seguito, pochi anni dopo, da una fontana monumentale, nuovo limite settentrionale del corso al posto della precedente Porta Paganica. In seguito al terremoto del 2009 alcune porzioni della cinta muraria, soprattutto in corrispondenza di Porta San Lorenzo, Porta Roiana e Porta Rivera, hanno subito crolli; altre porte (Porta Bazzano e Porta Castello) sono rimaste danneggiate venendo successivamente riparate. Nell’ambito dei lavori di ricostruzione post-sisma si sono verificati importanti ritrovamenti nella parte occidentale delle mura, in particolare in corrispondenza di Porta Barete e nel tratto adiacente viale XXV Aprile, dove sono stati rinvenuti i resti di Porta di Poggio Santa Maria.
Nel dicembre 2015 l’80 % delle mura era ricostruito. Specialmente Porta Napoli subì un importante opera di restauro, e tutta la passeggiata della cinta fortificata è stata dotata di sistema di illuminazione notturna.
( Cicchetti Ivan)
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